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18 Dicembre 2019

Intervista a Massimo

La sua parola d’ordine è valore. Massimo Cagnetta, music planner e dj con esperienza trentennale, ha fatto della sua passione il suo lavoro. Una carriera iniziata per caso, ma che ha cambiato completamente le sue aspettative. Abbandonate l’idea tradizionale del dj e cercate di andare oltre, riuscendo a percepire e captare il vero significato di questo mestiere. Massimo ha cercato di spiegarcelo attraverso la sua storia fatta di tanto lavoro ma, soprattutto, di passione e attenzione per ogni singolo dettaglio.

 

Quando è incominciata questa avventura nel mondo dei matrimoni?

Tutto ha avuto inizio nel 1987 quando, per puro caso, mi sono trovato catapultato nel mondo del weeding. Prima avevo sempre lavorato in radio, precisamente nella regia, sempre dietro le quinte perché avevo il terrore del microfono, la mia voce non mi piaceva. Poi un bel giorno mi sono trovato a dover condurre un matrimonio da solo e da lì è iniziata la mia avventura. L’esperienza l’ho acquisita giorno dopo giorno, matrimonio dopo matrimonio.

 

Se volessimo quantizzarli?

Sarebbe molto difficile, sono una miriade. Spesso lavoro alle feste dei diciotto anni, dei figli di vecchi sposi. E’ una sensazione bellissima, un cambio di generazione che ti fa capire quanto tempo sia passato, ma anche quanto è bello questo lavoro che ti permette di vedere le persone evolversi nelle loro vite.

 

Come è cambiato il tuo mestiere nel tempo?

Negli anni precedenti, quindi negli anni ’90, tutto funzionava con il passaparola. La gente veniva da te se eri bravo e il tuo nome si diffondeva. Con l’avvento dei social network ovviamente le cose sono cambiate. Il passaparola c’è sempre, ma funziona tutto attraverso i portali web. Ora ce ne sono tanti che si occupano di matrimoni ed è più semplice entrare in contatto con gli sposi. Nel tempo sono cambiati i giovani, adesso gli sposi sono molto più esigenti perché sono più esperti e hanno molte pretese. Attualmente più che dj mi definisco un music planner.

 

Come funziona il tuo rapporto con la clientela?

Per prima cosa, appena ricevo un messaggio dai futuri sposi, cerco di entrare subito in empatia con loro. Rispondo immediatamente e fisso un appuntamento per conoscerli. E’ importante capire che ogni evento è diverso dall’altro e per questo motivo cerco di costruirlo insieme a loro, ascoltandoli, entrando nel loro mondo, cercando di capire i loro gusti. Inoltre mi avvalgo della collaborazione di molte figure professionali. In campo musicale lavoro con artisti internazionali e locali mentre per l’organizzazione del matrimonio con la tour manager e weeding planner, Lucia Paterno, che gestisce gran parte dei contatti, delle richieste e soprattutto cerca di entrare nella pancia degli sposi e non nella testa. Dieci giorni prima del matrimonio incontriamo gli sposi e insieme decidiamo la loro playlist con le musiche che raccontano la loro storia d’amore.

 

Rispetto al passato come si è evoluta la figura del dj?

Il dj rimane sempre il fulcro dell’evento. Tutta la band necessariamente si appoggia a lui, è la prima persona che arriva, l’ultima che va via ed è quello che gestisce l’intera giornata. La figura del dj non è mai tramontata. C’è gente che richiede anche solo quella, non per questioni di soldi, ma perché sa di poter contare su un professionista che è in grado di gestire l’intera festa. Io ho un motto: “Se non ti piace, puoi anche non pagarmi”. So che sembra rischioso, ma non lo è perché durante la giornata chiedo continuamente agli sposi come sta andando l’evento e ho il tempo di poter aggiustare qualcosa. Sono molto preciso e alla fine anche i nostri clienti se ne rendono conto. Per fortuna nessuno si è mai rifiutato di pagare, un motivo ci sarà.

 

A livello tecnico è cambiato qualcosa?

Sì, questo sì. Adesso chiunque può fare il dj, basta avere un computer e un programma che ti permetta di mixare musica, ma se gli dai un giradischi e un mixer non sanno come usarlo. Ormai non si guarda più la professionalità, non tutti notano i dettagli tecnici. Per me il dj è un artigiano per due motivi: il primo perché ha il compito di costruire la sua arte usando strumenti che lo aiutano ad arrivare al suo fine e il secondo perché deve rendere una situazione unica e lasciare il segno. Ecco quello che amo fare è lasciare il segno.

 

Sono mai successi episodi simpatici che ti sono rimasti impressi nella memoria?

Tantissimi, potrei raccontarti tantissime cose. Ricordo una volta a un matrimonio che lo sposo sparì con i soldi dei regali. Quando fai matrimoni da trent’anni puoi vedere di tutto.

 

La Puglia ormai è diventata di grande tendenza, cosa ne pensi?

Sì, viviamo in una terra fertile. La Puglia è ormai conosciuta in tutto il mondo come destination weeding. Qui il matrimonio è l’evento per eccellenza e noi dobbiamo renderlo tale. Ho sempre dato valore a tutti i matrimoni a cui ho partecipato. C’è solo un problema in questo periodo che mi preme raccontare. Molti sposi devono fare attenzione perché molte strutture lavorano come agenzie e pur di fare numero impongono un gettone. Il mio consiglio è di diffidare di questi pacchetti che le sale impongono.

 

Intervista realizzata dal portale “Sposiamoci in Puglia”